di Paola Manca
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5. Anna Marongiu, La Torre e le mura di S. Pancrazio viste dal Terrapieno in Cagliari – Acquaforte, 1939.
6. Anna Marongiu, Chiesa dei SS. Cosma e Damiano già Basilica di San Saturnino in Cagliari-acquaforte1938 – Acquaforte, 1939.
8. Anna Marongiu, Demetrio ed Elena – Tavola per Sogno di una notte di mezza estate – Penna, biacca e tempera, 1930.
1. Un’artista da riscoprire
Il Charles Dickens Museum di Londra ha dedicato una mostra (6 aprile - 11 settembre 2022), intitolata Picturing Pickwick, alle illustrazioni del celeberrimo primo romanzo del grande scrittore inglese. Il circolo Pickwick, uscito in dispense mensili nel 1836 e in volume l’anno successivo, ebbe uno straordinario successo e trasformò il quasi sconosciuto Dickens nell’autore più famoso e amato del Regno Unito. La mostra londinese celebra, in particolar modo, le illustrazioni realizzate tra il 1928 e il 1929 dall’artista cagliaritana Anna Marongiu Pernis; si tratta di un corpus formato da 262 tavole, tra cui 29 acquarelli e 233 disegni a penna, che nel 1985 fu donato al Charles Dickens museum dalla famiglia dell’artista (imm. 1).
La riscoperta di quest’opera straordinaria si deve all’iniziativa dell’ex direttore artistico del museo MAN di Nuoro Luigi Fassi che allestì nel 2019 una mostra dedicata ad Anna Marongiu; in quell’occasione chiese in prestito al museo londinese le illustrazioni ispirate a Il circolo Pickwick che Anna realizzò non su commissione ma per l’interesse e il piacere che la lettura del romanzo dickensiano avevano suscitato in lei. In effetti, gli acquarelli e i disegni sembrano rispondere all’esigenza dell’artista di rappresentare iconicamente episodi e scene del romanzo, già di per sé ricchissimo di personaggi e situazioni, a volte drammatiche a volte esilaranti, tra cui la Marongiu sembra seguire un percorso del tutto personale che la porta a raffigurare anche episodi minori, mai illustrati dagli altri disegnatori, e ad accompagnare le sue tavole riportando i passi del romanzo che l’hanno ispirata.
Non era la prima volta che si cimentava nell’illustrazione di celebri opere letterarie; poco più che adolescente e ancora digiuna di studi artistici aveva illustrato I promessi Sposi realizzando deliziosi quadretti a tempera diluita e matita dai colori delicati nei quali personaggi, paesaggi e scene del romanzo manzoniano vengono circoscritti da cornici estremamente variegate nel disegno e nei colori (imm. 2). Appare, in queste prime prove, il sorriso delicatamente ironico dell’artista nella raffigurazione di alcuni personaggi che già la penna magistrale del Manzoni aveva rappresentato in maniera umoristica come Perpetua e Agnese.
Anna Marongiu è un’artista che merita di essere riscoperta dalla critica e dal grande pubblico. Nata a Cagliari nel 1907, fin da bambina mostra la sua predisposizione per il disegno tanto da essere notata dal pittore Felice Melis Marini che consiglia ai genitori di assecondare il talento naturale della figlia con studi appropriati. È così che, nel 1927, Anna incomincia a frequentare a Roma l’Accademia Britannica e lo studio del pittore Umberto Coromaldi. Nella capitale può contare anche sull’appoggio del cugino Giuseppe Capponi, importante architetto razionalista, che nel 1932 viene coinvolto da Marcello Piacentini nella realizzazione della Città Universitaria “La Sapienza”; suo è il progetto dell’Istituto di Botanica nel quartiere San Lorenzo. Capponi vive in via Margutta e avendo contatti con il mondo artistico e culturale romano è sicuramente fondamentale per la formazione della giovane cugina, alla quale affida la realizzazione di bozzetti per le decorazioni di alcuni edifici da lui ristrutturati come il Circolo Sociale Tedesco e la casa romana dell’ereditiera statunitense Gloria Bishop Gould.
A partire dalla fine degli anni Venti, quindi, la giovane artista cagliaritana soggiorna periodicamente tra Roma e Cagliari dove, nel 1929, partecipa con alcune sue opere alla mostra Primavera sarda, organizzata in occasione della visita di Vittorio Emanuele III e della regina Elena in Sardegna. Anna ha così modo di confrontarsi con i principali artisti sardi quali Giuseppe Biasi e Mario Delitala.
2. La passione per le incisioni
Ma è alla produzione del suo primo estimatore, Felice Melis Marini, che probabilmente guarda con particolare interesse. Melis Marini, oltre che essere un valido pittore ed illustratore, era un maestro dell’incisione in particolar modo della tecnica dell’acquaforte sulla quale, nel 1916, pubblicò il saggio L’acquaforte. Manuale pratico per la casa editrice Hoepli. Fu il primo a diffondere l’acquaforte in Sardegna dove numerosi artisti si erano cimentati con successo in altre pratiche incisorie prima fra tutte la xilografia. Melis Marini possedeva un torchio perciò fu non solo ideatore dell’immagine ed esecutore dell’intaglio ma anche stampatore delle sue opere. Anna Marongiu, forse affascinata dalle opere del maestro, nei primi anni Trenta incomincia a seguire a Roma le lezioni di Carlo Alberto Petrucci, direttore della Calcografia Nazionale divenendo bravissima nella realizzazione di incisioni su rame.
La tecnica dell’acquaforte è una pratica incisoria indiretta: la lastra di metallo viene preventivamente ricoperta da un sottile strato di vernice resistente agli acidi; con una punta metallica l’artista traccia il disegno sulla lastra eliminando, in questo modo, la vernice. La lastra viene quindi immersa in un composto acido che corrode il metallo privo di protezione (morsura). Dopo aver fatto agire l’acido, la vernice viene eliminata con del solvente dalla superficie della lastra che è pronta per l’inchiostratura. Rispetto alle tecniche incisorie dirette su metallo, come quella del bulino o della puntasecca, l’acquaforte consente all’artista maggiore duttilità in quanto va ad incidere sulla vernice morbida e non direttamente sul metallo.
Anna si appassiona così tanto a questa pratica che acquista un torchio con il quale procede autonomamente alle stampe delle sue opere, proprio come Felice Melis Marini. Le prime acqueforti risalgono al 1932 e rappresentano delle nature morte come Crisantemi (imm. 3) ma l’artista tratta con questa tecnica i temi più diversi, dal paesaggio alle rappresentazioni sacre, dedicandosi anche, con gioiosa ironia, agli spettacoli teatrali e circensi. L’altalena dei pagliacci, acquaforte del 1933 (imm. 4), è un magnifico esempio della maestria raggiunta dall’artista in pochissimo tempo: in primo piano i due acrobati sono colti nel momento in cui volteggiano abili e leggeri illuminati da una fonte di luce nascosta; i loro bianchi abiti di scena sono resi con la tecnica detta “a risparmio” tenendo la lastra di rame priva di segni mentre il pubblico, sullo sfondo, gremisce gli spalti del circo come i palchi di un teatro.
Tuttavia, la serie più consistente delle acqueforti della Marongiu è dedicata alla sua città: Cagliari. Realizzate tra il 1936 e il 1941, spesso come regalo alla cara amica Laura Pasini, le acqueforti della serie Vedute di Cagliari ritraggono i monumenti e i luoghi dove si svolgeva la vita della città: le torri medievali di San Pancrazio e dell’Elefante, il chiostro e la chiesa di San Domenico, Piazza San Cosimo con sullo sfondo l’antichissima basilica di San Saturnino, la via Roma con il lungomare e il porto. Anna sembra accompagnarci per le vie a lei ben note di una Cagliari che in parte non esiste più perché sconvolta dai bombardamenti che distruggeranno la sua stessa casa situata in uno dei più bei palazzi del centro; è una città serena quella che ritrae, con le coppiette che passeggiano lungo il Terrapieno (imm. 5) o con un gruppo di giovani che improvvisa una partita di calcio in piazza San Cosimo (imm. 6). Splendido è il quadretto che raffigura in uno dei suoi ultimi lavori, dove riprende la passeggiata sulla via Roma, una della più importanti arterie cittadine, con i lavoranti del vicino porto che svolgono solerti le attività quotidiane e alcune madri che passeggiano con i loro bambini (imm. 7). Quando realizza l’incisione la guerra è già iniziata ma sembra così lontana da questa città che di lì a due anni ne conoscerà il suo aspetto peggiore.
3. Le tavole per Sogno di una notte di mezza estate
Contemporaneamente agli studi sull’acquaforte, Anna Marongiu crea altre opere utilizzando tecniche e stili differenti; al 1930 risale il terzo ciclo di tavole destinato ad illustrare un altro capolavoro della letteratura. Si tratta di Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare (imm. 8): gli amori, gli equivoci, il mondo magico di Oberon e Titania, quello classico di Teseo e Ippolita si fondono in una storia gioiosa e sognante che ispira l’artista nella realizzazione di 11 quadri dallo stile elegante e sobrio. Su un supporto cartaceo ocra, Anna ci presenta una galleria dei personaggi disegnandoli a penna ed utilizzando la biacca per le vesti dal taglio classico, mentre i colori brillanti della tempera – rosso, azzurro e oro – impreziosiscono i drappi e gli altri accessori dell’abbigliamento. Le figure sono rappresentate isolate o in coppia e vengono incorniciate da elementi architettonici classici, quando si muovono nello scenario di Atene, e naturalistici se agiscono nel mondo incantato del bosco. Solo per le fate del seguito di Titania e per gli artigiani-attori, che devono rappresentare un dramma in onore di Teseo e Ippolita, Anna realizza una sorta di “foto” di gruppo: Quince e compagni vengono ritratti mentre sembrano discutere delle parti che ciascuno di loro avrà nella rappresentazione teatrale; le quattro fate (imm. 9), circondate da fiori e fronde che delimitano un classico schema piramidale, appaiono aggraziate ed eteree.
4. L’affermazione e il riconoscimento di un nuovo talento
Dopo aver partecipato a tante mostre insieme ad altri artisti, in Italia e all’estero, nel 1938 Anna realizza finalmente un’esposizione tutta sua a Cagliari presso la Galleria Palladino. Le sue opere vengono accolte molto positivamente dal pubblico e dalla critica tanto che scriverà al fratello Enrico: «Ho avuto festosissime accoglienze ed assai calde che mi sono parse spontanee e quindi mi hanno fatto piacere». D’altra parte si è gettata anima e corpo nell’allestimento della mostra occupandosi perfino della disposizione delle stampe all’interno della galleria: «Ho fatto di tutto il mio meglio e tutto con le mie mani, stampate e montate le incisioni e i disegni, disposti e persino affissi i quadri sulle pareti della galleria. Per mia soddisfazione devo dire che tutto l’insieme era molto curato e appariva assai bene» (cit. in Crespellani, Rogier).
A poco a poco la giovane artista diventa celebre e incomincia a ricevere commissioni come quelle che riguardano le illustrazioni di libri pubblicati da importanti case editrici quali Paravia e SEI. Nel 1938, lo stesso anno della sua personale, illustra il romanzo per ragazzi La barca della fortuna (imm. 10 e 11) di Giuseppe Fanciulli. Fanciulli era un pedagogista, autore di numerosi libri per ragazzi; insieme al suo fondatore Luigi Bertelli – Vamba, il papà del mitico Gian Burrasca – fu una delle colonne del «Giornalino della Domenica» di cui divenne prima redattore, nel 1906, e poi, per alcuni anni, direttore alla morte di Vamba. Negli anni Venti era stato più volte in Sardegna, riportando proprio sulle pagine del «Giornalino», le sue impressioni di viaggio. Il romanzo La barca della fortuna è a sua volta, un omaggio affettuoso che lo scrittore toscano tributa all’Isola e a Cagliari in particolare. Vi si raccontano le avventure di un gruppo di ragazzi – Totò, Erik, Sirboneddu, Vicenzino – e del loro cane Grinta sul litorale che si affaccia nel Golfo degli Angeli. Anna realizza 24 illustrazioni in bianco e nero, alternando disegni dal tratto sottile ed essenziale a tavole dove le figure sembrano emergere dall’inchiostro scuro e compatto, nelle quali raffigura i protagonisti della storia e scene del mondo marinaresco a cui partecipano i ragazzi con la loro piccola imbarcazione Smeralda. Sullo sfondo ritroviamo Cagliari con il profilo dei suoi monumenti e le sue tradizioni come la festa di Sant’ Efisio.
5. Il lavoro alacre degli ultimi anni
A seguito del successo ottenuto ma soprattutto come riconoscimento del suo talento arriva, nel 1939, la commissione più impegnativa e prestigiosa: realizzare un completo ciclo pittorico per la cappella del Centro traumatologico (imm. 12) che si vuole realizzare ad Iglesias, cittadina a 60 chilometri dalla sua Cagliari.
Anna è felice per questo nuovo lavoro, tanto che incomincia a realizzarne i bozzetti e, a Roma, prende lezioni sulla tecnica dell’affresco da Ferruccio Ferrazzi, artista poliedrico che negli anni Trenta si era specializzato nella creazione di grandi opere murali per edifici pubblici – suo è l’affresco Re Dario che libera Daniele dalla fossa dei leoni nel Palazzo di Giustizia di Milano – perfezionando l’antica tecnica dell’encausto.
Nei suoi bozzetti Anna non solo illustra le storie che vorrebbe affrescare sulla vita della Vergine e l’infanzia di Gesù, ma indica con precisione in quali pareti della cappella intende realizzarli. Purtroppo il progetto non era destinato a concretizzarsi; la guerra interrompe i lavori dell’ospedale iglesiente che verranno ripresi solo nel dopoguerra. Anna Marongiu muore, a causa di un incidente aereo, il 30 luglio 1941 poco prima di atterrare all’idroscalo di Ostia. Voleva raggiungere ancora una volta Roma per continuare ad esprimere la sua arte e con essa la sua straordinaria personalità di giovane donna.
A Cagliari, fin dal 1947, è stato dedicato ad Anna Marongiu il Gabinetto delle Stampe della Biblioteca universitaria dove si conservano, per volontà della famiglia, il torchio da lei utilizzato per le stampe e 34 matrici delle sue incisioni, oltre numerose opere.
Nel 2017, il Comune di Cagliari ha dedicato all’artista una piazza nel cuore della città.
Bibliografia
Giuliana Altea, Marco Magnani, Pittura e scultura dal 1930 al 1960, Ilisso, Nuoro 2000.
Carlo Alberto Bucci, Mario Quesada, Ferruccio Ferrazzi, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 46 (1996) Treccani.
Maria Crespellani, Luigi Rogier (a cura di), Anna Marongiu Pernis. Tavole per I Promessi Sposi, Edizioni della Torre, Cagliari 1999.
Giuseppe Fanciulli, La barca della fortuna, Paravia, Torino 1941.
Antonella Fuga, Tecniche e materiali delle arti, Mondadori Elecra, Milano 2008.
Luigi Fassi, Storia di una riscoperta, Catalogo mostra “Anna Marongiu” del Museo MAN, 2019.
Michael Hollington, Anna Marongiu e la tradizione delle illustrazioni di Dickens, Catalogo mostra “Anna Marongiu” del Museo MAN, 2019.
Anna Maria Mazzucchelli, Giuseppe Capponi, Enciclopedia Italiana, I Appendice (1938).
Massimo Onofri, Giuseppe Fanciulli, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 44 (1994).
Paola Pallottino, Le figure per dirlo: storia delle illustratrici italiane, Treccani, Roma 2019.
Paola Pallottino, Nascita di un’illustratrice, Catalogo mostra “Anna Marongiu” del Museo MAN, 2019.
Maura Picciau, Anna Marongiu, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 70 (2008), Treccani.
Maria Grazia Scano Naitza, Felice Melis Marini, Ilisso, Nuoro 2004.
Caterina Virdis Limentani, Paola Dessy, L’arte dell’incisione a Sassari nel Novecento, Soter, Villanova Monteleone 2008.
Fonti on line
La Sardegna di Giuseppe Fanciulli
Lycia Mele Ligios, Un segno che racchiude emozioni: la ritrovata arte di Anna Marongiu
Fonti iconografiche
Sito dedicato ad Anna Marongiu: Immagini nn. 1, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 12, 13. Cortesia del curatore del sito Paolo Marongiu, che ringraziamo.
Maria Crespellani, Luigi Rogier (a cura di), Anna Marongiu Pernis. Tavole per I Promessi Sposi, Edizioni della Torre, Cagliari 1999: Immagine n. 2.
Giuseppe Fanciulli, La barca della fortuna, Paravia, Torino 1941: Immagini nn. 10, 11.