di Vincenzo Medde
Il Consiglio regionale della Sardegna nel 1993 ha dichiarato il 28 aprile "Sa Die de sa Sardigna", giornata del popolo sardo, per ricordare l'insurrezione popolare del 28 aprile 1794 dopo la quale furono allontanati da Cagliari i Piemontesi e il viceré Balbiano. Qui sotto una cronologia della Sardegna dal 1793 al 1796.
♦ La Sarda rivoluzione ♦
1793-1796 |
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gennaio 1793 | La Francia rivoluzionaria tenta di conquistare la Sardegna. I francesi occupano l'isola di S. Pietro (8 gennaio), per
bombardare poi Cagliari
Le navi francesi bombardano Cagliari (27-28 gennaio). |
13-16 febbraio 1793 | Sbarcati presso il Margine Rosso (litorale di Quartu), 4000 francesi tentano la conquista da terra di Cagliari. La reazione del viceré Balbiano e dei capi militari piemontesi, inizialmente incerti se resistere o arrendersi, è debole ed esitante. Una difesa più decisa viene sollecitata e organizzata dagli ecclesiastici e dai nobili che arruolano e armano compagnie di miliziani sardi. I Francesi, in un attacco disordinato si scompaginano, si prendono a fucilate tra loro e, ammutinatisi, costringono i loro comandanti a reimbarcarli. I Sardi – nobili, ecclesiastici, miliziani e popolo – hanno respinto l’attacco dei rivoluzionari francesi. |
20-22 febbraio 1793 | La flotta francese, fallito l'attacco per mare e per terra, lascia il porto di Cagliari. |
marzo 1793 | Rientro nei villaggi d'origine dei miliziani e dei volontari che avevano partecipato alla resistenza contro i francesi. |
29 aprile 18 maggio 1793 | Riunioni degli Stamenti, con interventi e discussioni che porteranno all'elaborazione del documento con le "Cinque domande" sui diritti dei Sardi ad autogovernarsi, seppure in un quadro istituzionale di autonomia e non di indipendenza. |
luglio 1793 | Girolamo Pitzolo e Antonio Sircana, della delegazione incaricata di presentare le "Cinque domande" al sovrano, sono a Torino. |
4 settembre 1793 | Gli altri delegati – Domenico Simon, Michele Aymerich, Francesco Ramasso, Pietro Maria Sisternes – raggiungono a Torino i primi due. La delegazione degli Stamenti è al completo. |
4 settembre | Il re
Vittorio Amedeo III
Il re Vittorio Amedeo III ordina che vengano sospese le sedute degli Stamenti. |
dicembre 1793 | La delegazione degli Stamenti viene finalmente ricevuta dal sovrano, per averne però solo promesse generiche. |
1° aprile 1794 | Il ministro Graneri per Vittorio Amedeo III respinge le rivendicazioni delle "Cinque domande". Il rifiuto non viene comunicato alla delegazione ancora a Torino, ma inviato al viceré affinché lo comunichi alle prime voci dei tre Stamenti. |
28 aprile 1794 | L'arresto di Vincenzo Cabras e Bernardo Pintor, ritenuti capi di un movimento patriottico, sembra l'inizio di un'azione repressiva su larga scala del governo piemontese. Insurrezione popolare nei quartieri di Stampace, Marina e Villanova. Gli insorti conquistano Castello e il Palazzo viceregio. Matura la decisione di cacciare i Piemontesi dalla Sardegna. La Reale Udienza, operante con i soli giudici sardi e con il supporto degli Stamenti e delle milizie popolari, prende in mano le redini del governo e realizza la prima esperienza di governo autonomo dei Sardi. |
7 maggio 1794 | Cacciata dall'isola (scommiato) di tutti i piemontesi, 514, compreso il viceré, ma esclusi l'arcivescovo di Cagliari e gli altri prelati. |
luglio 1794 | Divide et impera; l'iniziativa della reazione passa ai sardi. Designazione alle maggiori cariche del regno di quattro alti funzionari sardi, fedeli ai Savoia e decisi a restaurare l'ordine: Gavino Cocco (reggente la Reale Cancelleria),
Girolamo Pitzolo
Girolamo Pitzolo (intendente generale), Antioco Santuccio (governatore di Sassari), Gavino Paliaccio Gavino Paliaccio, marchese della Planargia , (generale delle armi). |
6 settembre 1794 | Bene accolto, giunge a Cagliari il nuovo viceré, Filippo Vivalda. |
primi mesi 1795 | In sintonia con il nuovo incaricato degli affari di Sardegna (conte Galli della Loggia), Paliaccio e Pitzolo progettano una sanguinosa repressione, inviano a Torino liste di proscrizione dei membri del "partito patriottico", adottano provvedimenti polizieschi e intimidatori nei confronti dei deputati agli Stamenti. |
Luglio 1795 | Gli esponenti del partito patriottico iniziano una campagna di denuncia contro il progettato colpo di stato dei realisti, a capo dei quali stanno Pitzolo e Paliaccio. Gli Stamenti, in seduta congiunta chiedono al viceré la rimozione di Paliaccio e Pitzolo. Durante i tumulti popolari di reazione ai progetti di restaurazione Pitzolo viene ucciso dalla folla il 6 luglio, Paliaccio il 22. |
9 luglio 1795 | La reazione sposta il suo centro d'azione a Sassari, dove il governatore Santuccio, aggirando Stamenti e viceré, prende contatti con gli inglesi e con Torino per arginare una presunta offensiva francese in Sardegna. È, di fatto, un progetto di secessione da Cagliari. |
8 agosto 1795 | Feudatari, clero, maggioranza del consiglio civico di Sassari indirizzano direttamente al re un documento in cui si denuncia la collusione tra riformatori e governo viceregio, ciò che li spingeva a disobbedire agli ordini di Cagliari e ad organizzare l'insurrezione. |
luglio settembre 1795 | Soprattutto nel
Capo di Sassari
Il Capo di Sassari , le comunità rifiutano di pagare i tributi ai feudatari; a Thiesi, Semestene, Bessude, Bonorva, Torralba, Pozzomaggiore, Ozieri, Ittiri, Uri i vassalli si ribellano e, talvolta armati, assaltano, devastano, saccheggiano palazzi e magazzini baronali. |
10 agosto 1795 | Pregone del viceré in cui si invitano sindaci e consigli comunitativi a ricorrere presso il governo contro gli abusi dei feudatari. Successo del partito riformatore. Saldatura tra movimento cittadino riformatore e movimento contadino antifeudale, tra rivendicazioni istituzionali e sociali. |
29 agosto 1795 | Un biglietto regio (in effetti il conte Galli della Loggia) autorizza i sassaresi a non obbedire agli ordini del viceré qualora li ritenessero contrari ai loro interessi. |
19 settembre 1795 | Le forze feudali e governative sassaresi chiedono formalmente al re la separazione del Capo di Sassari da quello di Cagliari. |
23 settembre 1795 | Iniziativa dei riformatori moderati per aprire una soluzione alternativa tanto alle forze feudali e secessioniste sassaresi quanto ai riformatori più avanzati: missione dell'arcivescovo Melano presso la corte torinese, con la mediazione del papa. |
autunno 1795 | Forte propaganda antifeudale da parte di alcuni avvocati sassaresi (Gioacchino Mundula e Gavino Fadda ) e di preti rivoluzionari come Francesco Sanna Corda (Torralba) e Francesco Muroni (Semestene) |
23 ottobre 1795 | Cinque commissari – Francesco Cilocco, Francesco Dore, Giovanni Onnis, Antonio Manca, Giovanni Falchi – vengono incaricati dagli Stamenti di verificare se nelle ville infeudate sia stato diffuso e applicato il pregone viceregio del 10 agosto. Cilocco, in particolare, offre un forte appoggio ai rappresentanti dei consigli comunitativi che denunciano gli abusi dei feudatari. |
24 novembre 1795 | I comuni di Thiesi, Cheremule, Bessude firmano il primo "strumento di unione e di concordia", con cui dichiarano di non riconoscere più l'autorità del feudatario e di voler riscattare i carichi feudali tramite indennizzo. È la via legale e dal basso all'abolizione del feudalesimo in Sardegna. Entro il marzo successivo oltre quaranta villaggi sottoscriveranno gli «strumenti di unione». |
28-31 dicembre 1795 | Un esercito antifeudale di tremila contadini e braccianti (ma vi erano anche possidenti, sacerdoti, donne) guidato da Cilocco e Mundula assedia e prende Sassari. Il 31 Cilocco e Mundula, scortati da molti armati, lasciano Sassari alla volta di Cagliari conducendo come prigionieri il governatore Santuccio e l'arcivescovo Della Torre. |
I fatti sassaresi – l'irrompere sulla scena urbana dei contadini e dei vassalli organizzati e armati – inducono i moderati e i conservatori di Cagliari e lo stesso viceré Vivalda ad iniziative comuni che blocchino quella che considerano una deriva rivoluzionaria contraria ai loro interessi e ai loro progetti. | |
13 febbraio 1796 | Partenza per Sassari di
Giovanni Maria Angioy
G.M. Angioy , che, su indicazione degli Stamenti, è stato nominato dal viceré alternos(rappresentante, sostituto) per il Capo di sopra, con l'incarico di affrontare il nodo delle rivolte antifeudali. |
28 febbraio 1796 |
Ingresso trionfale a Sassari
Ingresso a Sassari dell'alternos G.M. Angioy di Giovanni Maria Angioy, nel quale molti vedono la guida del movimento antifeudale. A Cagliari, nel frattempo, i rinnovatori moderati – Sisternes, Cabras, Pintor, Sulis – si alleano con le forze feudali più conservatrici e con l'alto clero. |
Primi mesi 1796 | Scritto da Francesco Ignazio Mannu, viene stampato a Sassari l'inno antifeudale Su patriota sardu a sos feudatarios. |
1° aprile 1796 | Gli Stamenti decidono per una stretta antigiacobina e ordinano l'espulsione da Cagliari dei seguaci più radicali di Angioy come Mundula e Fadda. |
28 aprile 1796 | Mutamento della situzione internazionale: l'armistizio di Cherasco mette fine alle ostilità tra il Piemonte e la Repubblica Francese, nel cui appoggio Angioy confida per la riuscita del progetto antifeudale. |
2 giugno 1796 | Angioy inizia la
marcia verso Cagliari
Aligi Sassu, Moti angioini alla testa di contadini e prinzipales decisi ad imporre con la forza l'abolizione del feudalesimo. |
6 giugno 1796 | A Macomer forte opposizione di nobili e pastori contro le truppe angioiane. |
8 giugno 1796 | Angioy raggiunge Oristano, dove l'iniziale buona accoglienza si muta in aperta opposizione quando le bande angioiane si danno alle violenze e al saccheggio, per poi disperdersi e lasciare isolato il loro capo. |
8 giugno 1796 | Vittorio Amedeo III firma un documento in cui: accoglie integralmente le Cinque Domande; revoca le concessioni secessioniste ai sassaresi; concede un'amnistia ai coinvolti nei tumulti; autorizza il viceré e gli Stamenti a reclutare una milizia sarda. Gli impegni del documento relativi alle Cinque Domande non furono però rispettati; nel 1799, infatti, in seguito alla sconfitta con la Francia, il nuovo sovrano, Carlo Emanuele IV, si trasferì in Sardegna con un seguito di funzionari piemontesi che occuparono tutti gli impieghi disponibili. |
8-10 giugno 1796 | Col consenso degli Stamenti e della Reale Udienza il viceré destituisce Angioy dalla carica di alternos. Gli Stamenti decidono di porre una taglia sulla testa di Angioy. Aiutato dal Sulis, il Pintor esce da Cagliari alla testa della cavalleria di Sestu, Serramanna, Guasila, Samassi, Sanluri, Selargius, Serdiana, Villamar, Uras, con cannoni e milizie, deciso a stroncare definitivamente il moto angioiano. |
15 giugno 1796 | Angioy rientra a Sassari accompagnato da pochi fedelissimi. |
17 giugno 1796 | Angioy si imbarca a Porto Torres per un viaggio senza ritorno che, attraverso Aiaccio, Livorno, Genova, Milano, Torino, lo doveva portare a Parigi dove morì esule nel 1808. |
luglio-agosto 1796 | Feroci campagne repressive delle forze stamentarie contro i villaggi di Thiesi, Bono, Ossi, Usini, Tissi, Suni, Bessude. |
fine agosto - metà settembre 1796 | La rivolta antifeudale riprende sotto l'impulso di Cosimo Auleri e dei fratelli Muroni rientrati dalla Corsica. Da Bonorva e dai villaggi vicini partono schiere di contadini che tentano di attaccare Sassari. |
seconda metà 1796 | Gli Stamenti domano la rivolta antifeudale tramite processi sommari e condanne a morte, forti pressioni nei confronti dei consigli comunitativi perché annullino gli "strumenti di unione", l'invito al sovrano ad inviare truppe di repressione. |
dopo il 1796 | Le forze feudali e i conservatori a Cagliari e a Sassari riprendono il controllo politico e sociale. È iniziata «La lunga notte della restaurazione». |