di Vincenzo Medde
«La storia dell’arte sarda è una disciplina molto recente e lo studio delle sue peculiarità pittoriche non riesce ancora ad avere un giusto peso internazionale». Così rileva Enrico Pusceddu nella sua tesi di dottorato presso l’Università di Barcellona un estratto della quale trovate in questo sito nell'articolo Perché la storia dell'arte sarda viene studiata solo dai Sardi?
Anche solo per integrare la già significativa esemplificazione offerta da Pusceddu vale la pena prendere in considerazione un altro luogo nel quale è possibile registrare l’assenza dell’arte sarda, quella dei retabli in particolare. La voce “Retablo” di Wikipedia in spagnolo (consultata il 2 maggio 2016) è vasta e articolata. Vengono presi in considerazione i retabli gotici della penisola iberica, dell’Europa centro-occidentale, dell’Italia; i retabli tardogotici fiamminghi e nordici; i retabli spagnoli di stile plateresco e manierista; i retabli barocchi italiani, fiamminghi, francesi, centroeuropei, spagnoli, portoghesi, coloniali; i retabli, infine, contemporanei. Le immagini che corredano la voce sono più di trecento, con una scelta molto varia per tipologia e collocazione geografica. Ebbene, nella voce pur molto ampia la Sardegna non è neppure nominata, nessuna località sarda è reperibile, nessun retablo sardo viene preso in considerazione. La voce ha 208 note con numerosi rimandi bibliografici ad opere e autori spagnoli, italiani, francesi, tedeschi, belgi; nessun sardo.
Marginalità dell’arte sarda rispetto alla grande arte europea? Marginalità degli studi sardi nell’ambito della ricerca internazionale?
Vale inoltre la pena rilevare che moltissime delle immagini che corredano la voce hanno il marchio “CC Creative Commons”, sono di dominio pubblico, per cui possono essere utilizzate senza complicate procedure di autorizzazione, ciò che favorisce la loro diffusione e la loro conoscenza. Le riproduzioni dei retabli sardi invece mi pare siano tutte soggette a copyright di musei, editori, istituzioni, privati, il cui utilizzo in rete è soggetto ad autorizzazione o onerosa o con itinerari burocratici ripetitivi e complicati.
Dunque una domanda: quanto incide sulla scarsa conoscenza dei retabli sardi anche l’indisponibilità del loro copyright?