Il culto della Vergine della Mercede nella chiesa medievale di Santa Maria a Norbello
di Raffaele Manca
La ricerca specifica, attivata parecchi anni fa, aveva già consentito di individuare ed acquisire i testamenti con cui, a partire da un certo Giovanni Battista, sacerdote, che materialmente aveva portato dal Convento cagliaritano di Bonaria a Norghiddo una statua della Vergine della Mercede, diversi esponenti della casata norghiddese dei Puddu avevano trasferito nel tempo, dall’uno all’altro, l’onore e l’onere della cura della chiesetta e dell’organizzazione della festa annuale della Mercede nell’ultima domenica di settembre.
Si cercava, però, insistentemente un documento riferito a tali vicende, di cui, peraltro, si conosceva già sia l’esistenza che l’incerta attribuzione ad un tal frate Sotgiu e la giacenza nell’Archivio del Convento Mercedario di Bonaria, a Cagliari.
La Sardegna rivelata di Giuseppe Biasi
Le copertine sarde per Il giornalino della Domenica
di Vincenzo MeddeGiuseppe Biasi, «senza dubbio il maggior pittore sardo del Novecento» (Altea 7), nato a Sassari il 23 ottobre 1885, fin dall’adolescenza si interessa alla e si esprime attraverso la grafica e in particolare attraverso la caricatura, pubblicando schizzi e vignette su giornali umoristici e goliardici universitari. È però il soggiorno di alcuni mesi a Roma nel 1905 che gli permette, solo ventenne, di entrare in contatto con artisti, intellettuali, giornali, riviste che animano il dibattito e la produzione culturale e artistica nella capitale e nel paese.
Perché la storia dell’arte sarda viene studiata solo dai Sardi?
di Enrico Pusceddu
La storia dell’arte sarda è una disciplina molto recente e lo studio delle sue peculiarità pittoriche non riesce ancora ad avere un giusto peso internazionale (prescindendo dalle ovvie connessioni con l’arte catalana), perché ancora mancano adeguati studi di contestualizzazione mediterranea del fenomeno e, soprattutto, perché il catalogo del suo patrimonio artistico medievale è ancora troppo limitato perché possa avere un adeguato eco in ambito scientifico.
Il dopoguerra di Silvio Podda, fante della Brigata Sassari
Una lettera ritrovata
di Adriano Vargiu
La grande guerra, quella dei «tutti giovani sui vent’anni / la sua vita non torna più», nei versi della canzone Monte Nero. Quella – per dirla con Ernest Hemingway di Addio alle armi – combattuta «dalla più bella gente che c’è, o diciamo pure soltanto dalla gente, per quanto, quanto più ci si avvicina a dove si combatte e tanto più bella è la gente che si incontra; ma sono fatte – le guerre – provocate e iniziate da precise rivalità economiche e da maiali che sorgono a profittarne. Sono persuaso che tutta la gente che sorge a profittare della guerra e aiuta a provocarla dovrebbe essere fucilata il giorno stesso che incominciano a farlo da rappresentati accreditati dei leali cittadini che la combatteranno. L’autore di questo libro sarebbe molto lieto di incaricarsi di questa fucilazione, se fosse legalmente delegato da coloro che combatteranno, e di badare a che venga eseguita con tutta l’umanità e la correttezza possibile e badare che a tutti i corpi venga data degna sepoltura. Potremmo perfino riuscire a farli seppellire nel cellofan o in qualcuno dei più moderni materiali plastici».
A vent’anni oltre il ponte
di Rita Depalmas *
STORIE DI RESISTENZA E DI CARABINIERI
L’8 settembre 1943 e la Resistenza. «Il Governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al gen. Eisenhower, comandante in capo delle Forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse, però, reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza». («Corriere della Sera» giovedì, 9 settembre 1943)
La popolazione a Norbello dal 1824 al 1873
di Paola Manca
È possibile ricostruire l’andamento della popolazione norbellese in base ai quinque libri della parrocchia, uniche attestazioni per nascite e decessi fino a quando, nel 1866, iniziarono ad essere compilati i registri civili del Comune. Dai censimenti risulta che nel periodo preso in esame Norbello era in costante crescita tanto che, dal 1821 al 1871, la popolazione quasi raddoppiò.
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